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La 194 non si tocca! Fuori gli obiettiori dagli ospedali pubblici!

Apprendiamo da segnalazioni e articoli di testate locali della presenza stamane, dinanzi l’ospedale Rummo di Benevento, del già noto Gianluca Martone, giornalista del Mezzogiorno Quotidiano, nelle vesti di rappresentante di quella stessa Onlus “Pro-vita” che ad Aprile, con un manifesto estremamente colpevolizzante nei confronti delle donne che abortiscono, apposto su un noto palazzo romano, dichiarava di iniziare la sua compagna “informativa sui danni psico-fisici dell’aborto” e “a difesa della vita”, invitando provocatoriamente tutti coloro che parteggiano per l’autodeterminazione delle donne a prendervi parte.

Da allora quel manifesto è stato tolto ed in qualche modo sostituito da camion-vela che hanno attraversato le città della penisola, Benevento compresa, proprio nel mese in cui ricorre l’anniversario della 194, la legge che, guardando alle piazze e alle lotte delle donne in quegl’anni, il 22 maggio 1978 interveniva a legalizzare e regolare l’interruzione volontaria di gravidanza.

Evidentemente non sono bastate le moltitudini di donne che, proprio nella settimana del quarantennale, hanno invaso le piazze di mezza Italia al grido “molto più di 194!”, denunciando gli ostacoli che ancora oggi si frappongono all’ivg e ribadendo che vogliamo essere libere di scegliere sui nostri corpi, tra le infinite possibilità che la vita ci presenta, che la maternità è un’opzione, non un obbligo, tantomeno un dovere sociale e che la sessualità delle donne non può essere finalizzata alla procreazione.

Evidentemente ci si sente forti di un “nuovo” governo che si prepara ad essere, come ravvisato lucidamente già da alcune, una dichiarazione di guerra contro donne, omosessuali e migranti. D’altronde, il ministro alla famiglia Fontana (Lega), a cui non casualmente Martone, nell’intervista rilasciata a Labtv, rivolge i suoi “auguri”, è notoriamente un sostenitore dell’associazione antiabortista di cui sopra, e tristemente notorie sono pure le sue posizioni omofobe, misogine e razziste, l’idea per cui “la crisi della famiglia tradizionale, la lotta per le coppie gay e l’immigrazione di massa” stiano distruggendo la “nostra” comunità ed identità.

Ma non vogliamo dilungarci oltre sul perché oggi dinanzi l’ospedale pubblico cittadino si respirava un po’ di Medioevo, di cosa si sia fatto forte Martone e quali posizioni abbia espresso, a nome di “pro-vita, ricalcando il solito copione dei Pro-life, perché su questo ci siamo pronunciate più volte: abbiamo già ribadito che parlare di “delitto”/omicidio rispetto all’aborto è offensivo nei confronti di chi sceglie quella strada oltre che scientificamente discutibile; che queste campagne non sono ”informative” ma stigmatizzanti; che si dovrebbe poter scegliere se e quando essere madri; che criminalizzando l’aborto (e chiedendo l’abrogazione della 194) non si tutela affatto la “Vita”, certamente non quella delle donne morte a milioni di aborti clandestini;- d’altronde anche i dati forniti dal signor Martone su una presunta incidenza dell’aborto in Campania e Basilicata si scontrano con l’altissimo tasso di obiezione di coscienza che, soprattutto al Sud, trasforma l’iter abortivo in una corsa ad ostacoli!!! -.

Ciò che c’ interessa denunciare è l’arroganza di questo signore – per inciso è significativo che tali diktat sui nostri corpi quasi sempre provengano da schieramenti cattolici capeggiati da uomini- che, in pieno giornoha la faccia tosta di raccogliere firme per l’abrogazione della 194 e contro la libertà di scelta delle donne; un’arroganza e una misoginia che si sommano a quelle con cui da vent’anni l’associazione “centro di  aiuto alla vita” fa, indisturbata, la sua propaganda antiabortista all’interno dello stesso nosocomio, a pochi passi dal reparto ivg, dentro il reparto di ginecologia, impugnando una convenzione per altro ormai scaduta!

Quella stessa associazione che dopo aver ricevuto lauti finanziamenti dalla giunta Pepe ora, oltre a detenere la propria sede legale in un gabbiotto all’interno del perimetro dell’ospedale e a molestare le donne all’ingresso del reparto ivg, può vantare un altro presidio sul territorio presso la Spina verde, in uno dei quartieri più popolosi e popolari della nostra città.

Ci chiediamo se in tempi che si prospettano bui per le donne Benevento abbia bisogno di tutto questo; ci chiediamo se l’amministrazione ospedaliera e quella comunale abbiano lo stomaco di assumersi la responsabilità politica e sociale di fare da sponda a simili figuri.

Da parte nostra abbiamo già scelto da che lato stare. Su una cosa siamo d’accordo col signor Martone : “è una battaglia che non vogliamo perdere!”

 

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