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Oltre la 194. Non un passo indietro!

A quarant’anni dall’approvazione della legge 194, che interveniva a depenalizzare e disciplinare l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, il diritto all’aborto, ovvero alla libera scelta sul proprio corpo e alla maternità consapevole, è ancora messo in discussione.

Gli attacchi recenti all’autonomia delle donne  (l’ultimo, in ordine di tempo, è il manifesto “l’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”, targato CitizenGo e compie un passo in avanti quanto a strategie di marketing, visto che cavalca il dibattito pubblico attorno alla  violenza di genere e al femminicidio, per utilizzarlo funzionalmente in chiave antiabortista!) da parte della destra cattolica, dimostrano uno scenario globale, non solo nazionale, di regresso dei diritti sessuali e riproduttivi.

Mentre in Polonia le donne fronteggiano un disegno di legge che vieterebbe del tutto la pratica abortiva, sostituendosi ad una legge di per sé già restrittiva, e in Argentina si scende in piazza per rivendicare un aborto legale e sicuro nelle strutture pubbliche, nel nostro Paese, pur esistendo sulla carta, il diritto all’ivg è costantemente contraddetto nella pratica in molti ospedali.

Infatti il 70 % di medici obiettori su una media nazionale, con punte che sfiorano il 90% in alcune regioni, soprattutto meridionali; la violenza ostetrica e l’impossibilità di accedere alla pillola RU486, ancora una chimera in buona parte della Penisola, di fatto rendono l’interruzione volontaria di gravidanza una corsa ad ostacoli. Un iter, quello abortivo, che incontra l’ostruzionismo pure delle varie associazioni pro-life, con la loro opera deleteria di criminalizzazione della scelta abortiva: si pensi che nella sola Benevento l’AssociazioneCentro di aiuto alla Vita” può “vantare” ben due presidii, uno comunale presso la Spina Verde, l’altro -addirittura la propria sede legale- all’interno dell’ospedale pubblico Rummo!

Insomma, lo ribadiamo, non è il tempo per cullarsi sugli allori.

Sul nostro corpo da sempre si giocano importanti battaglie e la posta in gioco è la libertà, non solo per le donne ma per tutti.

Per questo ci uniamo al grido forte che risuonerà, in queste giorni, nelle piazze italiane:

– perché la 194 ha espresso un cambiamento sociale radicale, divenendo il frutto di anni di lotte e rivendicazioni del movimento femminista dell’epoca;

–  perché rappresenta la nuova visione della donna, oltre che del mondo e delle relazioni, che si affacciava in quegli anni, una donna che cominciava ad essere persona e non più proprietà del padre-marito;

Crediamo che la 194 abbia avuto un enorme impatto simbolico oltre che pratico; che sia una delle migliori leggi in Europa in materia e che parli non solo di interruzione di gravidanza ma anche di prevenzione, di informazione sui metodi contraccettivi, di consultori. Oggi quella legge è stata svuotata di contenuto, interpretata a stretto raggio aprendo la strada solo all’obiezione di coscienza: ad ora il più grosso ostacolo all’ivg.

Pensiamo sia il tempo di ri (pensare) e (ri) mettere a valore le esperienze e gli spazi delle donne, oltre il discorso sulla salute, e oltre tutte le regolamentazioni possibili, 194 inclusa.

Crediamo sia il tempo per ripartire da noi, dalle nostre storie, dai nostri desideri.

Rete Non una di meno – Benevento

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